Per Green e Difesa serve altro debito?

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IN BREVE

  • Debito pubblico su nuovi massimi, con una media superiore al 100% nelle economie avanzate.
  • La spesa militare globale ha raggiunto nel 2023 i 2.400 miliardi di dollari, record assoluto.
  • Per la transizione ecologica serviranno circa 5 trilioni di dollari (il 4,5% del PIL globale) entro il 2030.

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Più indebitati di ieri, meno di domani. I tassi di interesse elevati stanno facendo salire il peso del debito globale, tanto che le proiezioni dello staff del Fondo Monetario Internazionale1 parlano di un rapporto debito/PIL globale che aumenterà fino a sfiorare il 100% nel 2029.

Ma c’è chi si spinge oltre: secondo S&P Global, il debito globale potrebbe raggiungere i 336.000 miliardi di dollari entro il 2030, dai 225.000 miliardi di dollari del 20232, portando il rapporto debito/PIL addirittura sopra il 238%. In un caso o nell’altro, quel che è certo è che a pesare saranno soprattutto le nuove sfide poste dalla transizione energetica e dall’invecchiamento della popolazione, ma anche una new entry non proprio rassicurante, ossia la spesa per la difesa militare.

Tensioni globali e riarmo nazionale: quanto ci costa

Stiamo assistendo a una progressiva corsa agli armamenti, che era da tanto che non si vedeva. Secondo Lorenzo Scarazzato, ricercatore del SIPRI nel campo della spesa militare e produzione di armi, i recenti due anni di conflitto in Ucraina e la guerra in Medioriente hanno avuto un impatto significativo sulle prospettive di sicurezza degli Stati europei e della NATO in generale. “La percezione della minaccia è cambiata radicalmente”, ha affermato. Questo mutamento si riflette nell’aumento delle quote del PIL destinato alla spesa militare. L’obiettivo della NATO – il 2% del Prodotto Interno Lordo per la spesa militare – suona oramai quasi vintage: basti pensare che nel 2023 ben 11 dei 31 membri della NATO hanno raggiunto o superato questa soglia. Del resto, i funzionari che si occupano di sicurezza ritengono che potrebbero essere necessari livelli da Guerra Fredda, ossia una spesa fino al 4% del PIL. Ebbene, reggiti forte: secondo i calcoli di Bloomberg Economics3, per gli Stati Uniti e per gli alleati del G7 ciò equivarrebbe a più di 10.000 miliardi di dollari di impegni aggiuntivi nel prossimo decennio.

La transizione green non è gratuita

Le stime dei costi previsti per attuare la transizione vanno da 100.000 a 300.000 miliardi di dollari da qui al 2050. Su base annua netta, secondo un’analisi di Barclays4, ciò richiederà investimenti pari al 2-8% del PIL globale: una cifra considerevole. Del resto, non far nulla non ci farebbe risparmiare, anzi: se non si spende per cambiare, si dovrà spendere – e non poco – per fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico sull’economia globale.

Trovare i soldi: sì, ma dove? Le 4 principali ricette e lo spettro dell’inflazione

Nel caso, tutt’altro che remoto, in cui anche nei prossimi anni le spese eccedano le entrate, cosa potranno fare gli Stati per reperire le risorse necessarie a finanziarle? Le possibilità non sono tantissime, e molte sono assai poco popolari.

• Ridurre la spesa a scapito dei servizi.
• Aumentare tasse e imposte, l’opzione meno popolare di tutte specialmente nel nostro Paese, dove già oggi la pressione fiscale è particolarmente consistente.
• Vendere parte del patrimonio mobiliare o immobiliare, come per esempio accadde in Italia negli anni Novanta e nei primi anni Duemila.
• Chiedere prestiti e indebitarsi, per esempio collocando titoli di Stato.

E stampare moneta? In effetti, quando il governo controlla o in qualche modo condiziona la banca centrale, può indurla a emettere moneta per finanziare l’acquisto dei suoi titoli di Stato: in questo caso, si ha la cosiddetta “monetizzazione del debito”. Ma a parte che nell’area dell’euro, di cui l’Italia fa parte, questa strada non è agevolmente praticabile (al netto del Quantitative Easing cui abbiamo assistito in via eccezionale negli anni passati), perché la banca centrale è “condivisa” da venti Paesi, una politica monetaria del genere rischia sempre di provocare fiammate inflazionistiche e perdita di valore della moneta stessa, tanto più forte quanto più spinto è questo meccanismo. E se da una parte è vero che un’inflazione elevata conviene ai debitori (perché abbassa il valore reale del debito emesso in passato), dall’altra non bisogna dimenticare che l’inflazione è una tassa che colpisce tutti. E non tutti hanno le conoscenze necessarie per evitarne le conseguenze. Per esempio, diversificando adeguatamente gli investimenti.

Ok i titoli indicizzati all’inflazione, ma l’azionario in portafoglio è ancora protagonista

Quindi, abbiamo detto: tagliare la spesa no; alzare tasse e imposte nemmeno; vendere il patrimonio non è una strada che si può percorrere all’infinito. E allora non resta che indebitarsi? Ma quella che per lo Stato è una scelta obbligata, per un investitore può essere un’opportunità: per convincere gli investitori a sottoscrivere i suoi titoli, infatti, lo Stato deve offrire tassi d’interesse che ne stimolino l’appetito, e che possono oggettivamente rivelarsi interessanti.
Ma cosa te ne fai di quel rendimento se poi se lo mangia l’inflazione, che per giunta erode anche il valore del capitale che ti verrà rimborsato? Certo, ci sono anche le proposte che all’inflazione sono indicizzate. Ma in termini di performance, il confronto tra l’indice S&P Global Developed Inflation-Linked Bond, che monitora l’andamento del mercato dei titoli inflation-linked nei Paesi sviluppati, e l’S&P Global Broad Market Index (BMI), che comprende oltre 14.000 titoli dei mercati sviluppati ed emergenti, ci dice che in ogni caso trascurare altre fonti di rendimento potenziale, in primis l’azionario, non conviene.

Perciò, la morale è sempre quella: non fossilizziamoci su un’asset class perché ci promette alto rendimento, ma diversifichiamo. Sempre.


1https://www.imf.org/en/Publications/FM/Issues/2024/04/17/fiscal-monitor-april-2024
2https://www.spglobal.com/_division_assets/images/look-forward/volume-1-2024/look_forward_vol12024_12.pdf
3https://www.bloomberg.com/news/newsletters/2024-04-09/a-10-trillion-race-to-rearm-will-test-budgets
4https://www.ib.barclays/our-insights/green-transition-driving-force-behind-a-radical-economic-rethink.html

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