L’impatto geopolitico dell’Intelligenza artificiale generativa

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IN BREVE

  • Anche l’IA generativa influenza la geopolitica, cambiando i rapporti di forza tra le nazioni.
  • Nel 2030 l’impatto dell’IA sull’economia mondiale potrebbe sfiorare i 15.700 miliardi di dollari.
  • Si tratta di un Megatrend destinato a durare nel tempo, che offre interessanti opportunità.

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Quando si parla di geopolitica, la mente corre all’instabilità generata dai conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, alle dimostrazioni di forza della Cina o alle prossime elezioni negli Stati Uniti e in molti altri Paesi e aree del mondo.

Ma c’è un settore che, silenziosamente, sta ridefinendo (anche) i rapporti di forza tra le potenze mondiali: l’Intelligenza Artificiale generativa.

Qualche numero per inquadrare il fenomeno

OpenAI ha rilasciato a novembre del 2022 la prima versione di ChatGPT, un software progettato per simulare la conversazione con utenti umani, che può scrivere contenuti, raccontare barzellette, tradurre un linguaggio in codice o inoltrare la candidatura per una specifica posizione lavorativa. Nel giro di due mesi, il primo chatbot di Intelligenza Artificiale generativa ha raggiunto e superato i 100 milioni di utenti – TikTok ci ha messo nove mesi e Instagram più di due anni per raggiungere gli stessi risultati.

Questo semplice dato basta a darci un’idea del potenziale e della rapidità di diffusione dell’Intelligenza Artificiale generativa. Gli economisti di Goldman Sachs Global Investment Research hanno paragonato il suo impatto a due invenzioni fondamentali nella storia dell’umanità: il motore elettrico nel 1890 e il personal computer nel 1981. Una volta che circa il 50% delle aziende avrà adottato questa tecnologia – stimano gli esperti – il suo contributo al PIL globale potrebbe aggirarsi intorno al 7% annuo. E secondo un recente studio di PWC, nel 2030 l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sull’economia mondiale potrebbe sfiorare i 15.700 miliardi di dollari, più della produzione attuale di Cina e India messe insieme.

Insomma, se è vero che al momento c’è un certo hype sul tema dell’IA e che il futuro di una singola applicazione come ChatGPT potrebbe essere incerto, quello dell’IA generativa è ormai universalmente riconosciuto come un vero e proprio Megatrend, un’innovazione cioè in grado di cambiare il mondo. In questo momento ci troviamo in una fase di transizione, in cui aziende di ogni settore e governi stanno cercando di capire cosa significherà davvero per loro l’IA generativa e in che modo possono cogliere le opportunità che porta con sé mitigandone al contempo i rischi. È una fase molto fluida, in cui c’è ancora estrema libertà, ma non durerà in eterno: nel giro di qualche anno saranno stabiliti standard e normative che lasceranno meno spazio alla “creatività”. Il nuovo ordine mondiale sarà definito.

Ma che cosa c’entra l’Intelligenza Artificiale con la geopolitica?

Nel frattempo, l’Intelligenza Artificiale sta plasmando le dinamiche di potere, le considerazioni sulla sicurezza e i paradigmi economici. Con l’avvento di ChatGPT (e simili), la rivoluzione è passata dal piano della meraviglia teorica a quello della realtà, attirando l’attenzione delle grandi potenze mondiali e dei giganti della tecnologia.
Del resto, le nazioni di tutto il mondo potrebbero vedere il loro potere aumentare o diminuire a seconda di come riescono a sfruttare e gestire lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Qualche esempio? I Paesi più avanzati nello sviluppo di queste tecnologie possono incrementare la propria potenza militare, ma anche la propria influenza, capacità di sorveglianza e (dis)informazione. L’IA generativa è in grado, inoltre, di cambiare gli equilibri in termini di dipendenza economica tra le nazioni, con conseguenze imprevedibili sulla pace e la stabilità internazionali.
Per questi motivi, indipendentemente dai rischi che l’IA potrebbe comportare per l’umanità, i governi dovranno sviluppare nuovi quadri normativi per rispondere alle sfide che si presenteranno.

L’Europa fa da apripista in tema di regolamentazione

In questo contesto, l’Europa può vantare un importante primato: il 13 marzo 2024 il Parlamento Europeo ha dato il via libera all’Artificial Intelligence Act, dotandosi così della prima legge generale al mondo sull’IA. Il nuovo regolamento – la cui adozione formale avverrà in sede plenaria del Parlamento a fine aprile – rappresenta una pietra miliare in un ambito che finora non aveva visto “limiti” a livello mondiale. Si focalizza su tre punti fondamentali: la sicurezza, la tracciabilità e la trasparenza su cui devono essere progettati e sviluppati i sistemi di IA. Questo “grafico” pubblicato su X dal commissario europeo al Mercato Interno Thierry Breton sintetizza bene lo scenario attuale in termini di regolamentazione dell’IA.

Ma se da un lato lo sforzo dell’Europa in termini di normativa è sicuramente lodevole, proprio questa attenzione alla regolamentazione rischia di “imbrigliare” troppo, rallentandolo, lo sviluppo dell’IA, in un momento in cui altre potenze stanno primeggiando nella “corsa agli armamenti tecnologici”.

Stati Uniti e Cina a confronto: come cambiano gli equilibri di potere

Prendiamo la Cina e gli Stati Uniti. Se è vero che le due superpotenze sono in disaccordo (quasi) su tutto, c’è una cosa su cui convergono: entrambe sono convinte che l’IA sarà la chiave per la definizione degli equilibri di potere del futuro e sono determinate a investire al massimo nel suo sviluppo. A volte, addirittura, collaborando: stando a un’analisi della Stanford University, il numero di collaborazioni nell’ambito della ricerca sull’IA tra i due Paesi è quadruplicato tra il 2010 e il 2021, per poi tornare a diminuire. Naturalmente, ognuna delle due superpotenze punta sull’IA a modo suo.

• Gli Stati Uniti offrono da sempre un ambiente favorevole alle aziende che portano innovazione e agli investimenti in nuove tecnologie. Una tendenza che si conferma anche nello sviluppo dell’IA, tanto che proprio negli USA ha sede la maggior parte dei giganti tecnologici più attivi nel settore e fiorisce un ricco ecosistema di startup. Il Paese è stato il primo a implementare un piano strategico per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di IA nel 2016, con una serie di centri di ricerca dedicati, finanziati a livello federale.

• La Cina, che tipicamente è una società più “chiusa”, sta impiegando l’Intelligenza Artificiale al servizio dello Stato, utilizzando la nuova tecnologia come leva per accelerare produttività e crescita economica, ma senza lasciare il guinzaglio troppo lungo. Nel 2017 il Paese ha rilasciato il suo Next Generation AI Development Plan, con l’obiettivo di diventare leader mondiale entro il 2030.

Sviluppo dell’Intelligenza Artificiale: a che punto sono gli altri Paesi?

USA e Cina non corrono certo da sole e, anzi, nuovi attori stanno emergendo. Gli Emirati Arabi, per esempio, hanno lanciato un ambizioso piano per lo sviluppo dell’IA, molto incentrato sulla formazione: Abu Dhabi ha nominato nel 2017 il primo “ministro per l’Intelligenza Artificiale” e gli Emirati Arabi Uniti hanno fondato l’Università dell’IA “Mohammed bin Zayed”, si legge in un ampio report di Goldman Sachs sul tema.

Israele da parte sua ha fatto di necessità virtù, indirizzando i suoi sforzi (e i suoi investimenti) sulle applicazioni militari dell’Intelligenza Artificiale, come la cybersicurezza e i sistemi di difesa, mentre Corea del Sud, Giappone, Taiwan e Paesi Bassi condividono la forte concentrazione di società leader nel settore dei semiconduttori. Non va infine dimenticata la popolosa India, che sta assumendo un ruolo sempre più importante nel panorama globale, anche sotto il profilo dello sviluppo scientifico e tecnologico.

Intelligenza Artificiale: meglio non sottovalutare i rischi connessi

Insomma, l’IA porta con sé indubbie opportunità e l’interesse mostrato dai governi di tutto il globo ne è l’ennesima dimostrazione. Ma, come ogni nuova tecnologia, non è priva di rischi – dalla disinformazione alla cybersecurity, giusto per citare i due più rilevanti secondo le organizzazioni coinvolte in una recente indagine di McKinsey.

Per una piena realizzazione di questa rivoluzione tecnologica di portata storica, con tutti i vantaggi che ne conseguiranno, ci vorrà del tempo: imprese e governi devono ancora affrontare diverse sfide e inquadrare il fenomeno in un quadro regolamentare che possa limitarne i rischi.

Un’opportunità da non lasciarsi sfuggire

Sta di fatto che, come abbiamo visto, quella dell’Intelligenza Artificiale generativa è una rivoluzione destinata a proseguire nel tempo, che sta plasmando anche il mondo degli investimenti. Molti algoritmi di trading – si legge in un altro studio a firma Goldman Sachs AM – prendono decisioni basate su grandi volumi di dati ad alta velocità proprio grazie all’IA. Non solo: “L’IA può essere utilizzata anche per ottimizzare l’asset allocation e costruire portafogli che potrebbero offrire performance migliori rispetto a quelli costruiti con le tecniche tradizionali, per agevolare l’analisi pre e post-negoziazione e analizzare il rischio di mercato e di credito”. E di recente grazie all’IA generativa è stato messo a punto un modello che analizza addirittura le dichiarazioni della Federal Reserve assegnando loro un “punteggio” per valutarne il tono restrittivo o espansivo – si chiama “Hawk-Dove score” – con l’obiettivo di rilevare potenziali segnali di trading.

Le applicazioni dell’IA sono innumerevoli, ma per il momento non sappiamo con certezza quelle che avranno successo e quelle che invece non troveranno seguito. Se sei interessato a cavalcare l’onda del momento, meglio diversificare le fonti di rischio, evitando di concentrarti esclusivamente in un unico ambito di applicazione dell’IA. Meglio ancora sarebbe chiedere il supporto di un professionista.


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