Fine della globalizzazione e nuovo ordine mondiale?

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Siamo al capolinea dell’ordine mondiale come lo conosciamo oggi? La guerra in Ucraina ha sicuramente sconvolto l’economia globale. Gli shock delle catene di approvvigionamento hanno scosso i mercati alimentari, dell’energia e di altre materie prime. Alcuni degli investitori più influenti di Wall Street, come Larry Fink, Ceo di BlackRock, credono che queste interruzioni possano aver alterato permanentemente l’ordine mondiale. I governi di tutto il mondo devono infatti rivalutare le loro dipendenze e rianalizzare le loro catene di approvvigionamento, produzione e assemblaggio. E c’è già chi si prepara al “De Profundis” della globalizzazione. Ma siamo davvero a questa svolta? Due imponenti Megatrend in corso – crescita della classe media e boom dell’e-commerce – ci dicono che, in ogni caso, la logistica resterà un settore chiave anche nel futuro. Oltre a un’ottima opportunità di investimento

“Mentre vi scrivo questa lettera, il mondo sta subendo una trasformazione: il brutale attacco della Russia all’Ucraina ha sconvolto l’ordine mondiale in vigore dalla fine della Guerra Fredda, più di 30 anni fa”. Così esordisce Laurence D. Fink, noto anche come Larry, chairman e chief executive officer di BlackRock, nella lettera inviata agli azionisti1 giovedì 24 marzo 2022, a un mese esatto dall’avvio dell’operazione militare russa in Ucraina. Le ramificazioni di questa guerra, prosegue Fink, vanno a stratificarsi su una pandemia “che ha già avuto profondi effetti sulle tendenze politiche, economiche e sociali. L’impatto si riverbererà per decenni a venire in modi che non possiamo ancora prevedere”.

Ma c’è un aspetto, fra gli altri, sul quale Fink pone l’accento. Ed è proprio quel che è accaduto a partire dalla fine della Guerra Fredda, agli inizi degli anni Novanta, e che con la guerra in Ucraina potrebbe entrare in una nuova fase. “Nei primi anni Novanta, quando il mondo è emerso dalla Guerra Fredda”, scrive Fink, “la Russia è stata accolta nel sistema finanziario globale e le è stato dato accesso ai mercati globali dei capitali. Col tempo, è diventata interconnessa con il mondo e profondamente legata all’Europa occidentale. Il mondo ha beneficiato di un dividendo di pace globale e dell’espansione della globalizzazione”. E queste “sono state potenti tendenze che hanno accelerato il commercio internazionale, ampliato i mercati globali dei capitali, aumentato la crescita economica e contribuito a ridurre drasticamente la povertà nelle nazioni di tutto il mondo”.
“Rimango un sostenitore a lungo termine dei benefici della globalizzazione e del potere dei mercati globali dei capitali”, assicura Fink ricordando come proprio nell’arco di questi ultimi quarant’anni “abbiamo iniziato a costruire BlackRock. Credevamo che il mondo si sarebbe avvicinato. L’accesso al capitale globale permette alle aziende di finanziare la crescita, ai Paesi di aumentare lo sviluppo economico e a un maggior numero di persone di sperimentare il benessere finanziario. Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha messo fine alla globalizzazione che abbiamo sperimentato negli ultimi tre decenni”, dopo che già la pandemia aveva messo a durissima prova la connettività tra nazioni, aziende e persino persone.

Dopo la pandemia, la guerra: la globalizzazione si sta forse avvicinando al suo capolinea?
Se quella di Fink è una riflessione che ha per oggetto le dinamiche globali, una conferma ai suoi interrogativi sembra arrivare dal locale. “Il conflitto tra Russia e Ucraina incide fortemente su logistica e materie prime. Nel primo trimestre 2022, più della metà delle imprese manifatturiere del Nord Ovest ha dichiarato di subire ostacoli alle esportazioni con problemi legati all’allungamento dei tempi di consegna e ai prezzi, con rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti dal conflitto”. Così il presidente di Assolombarda Alessandro Spada, commentando l’allerta recentemente lanciata dal Centro Studi dell’associazione2.
In sostanza, ci dice il Centro Studi Assolombarda, la guerra in Ucraina ha aggravato le criticità delle catene di approvvigionamento che avevano avuto origine con la pandemia. Lungo tutto il 2021 i ritardi si sono via via intensificati, per poi diminuire tra gennaio e febbraio 2022, complici i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche rilevati nei mesi di gennaio e febbraio. Ma a marzo 2022, con lo scoppio della guerra (e con i nuovi lockdown per Covid in Cina), i tempi medi di consegna sono tornati a crescere in tutta l’area euro. A convalidare queste indicazioni ci sono i numeri del Global Supply Chain Pressure Index (GSCPI).

I dati dell’indice sono aggiornati al 28 febbraio 2022. Sarà a questo punto interessante seguirne gli sviluppi successivi. Ma intanto la domanda è una e una sola.

Come cambierà la logistica nel nuovo contesto globale? E, soprattutto, cos’è la logistica?
Vediamo di rispondere prima al secondo interrogativo. Logistica è tutto ciò che rende possibile il trasferimento delle merci da un posto all’altro. Naturalmente, farlo non è semplice come dirlo: serve una rete di infrastrutture (strade, ponti, ferrovie, collegamenti aerei e navali), oltre ad aziende che con i loro prodotti e servizi assicurino il trasporto. La globalizzazione ha fatto sì che lo spostamento avvenisse in modo efficiente, veloce e sicuro, con la logistica che, di fatto, è diventata la spina dorsale del commercio globale.
Cosa ne sarà di questo settore ora che la globalizzazione sembra destinata a subire un qualche tipo di mutamento per l’effetto combinato di pandemia e guerra? La chiave per rispondere a questa domanda è in una parola: Megatrend.

Ieri, oggi e più che mai domani: il ruolo chiave della logistica
Crescita della classe media, in particolare nei Paesi emergenti, ed espansione dell’e-commerce a livello mondiale sono i due Megatrend in corso che, globalizzazione o no, faranno della logistica un “mai più senza”. Quanto al primo, si stima che oltre un miliardo e mezzo di persone faranno il loro ingresso in questa fascia sociale ed economica nell’arco del prossimo decennio. Si tratterà di una crescita generalizzata, in ogni caso più lenta nei Paesi avanzati e più rapida in Cina, India e in generale nelle aree emergenti. Naturalmente, non mancheranno gli opportuni riflessi sulla spesa per consumi, che si prevede possa raddoppiare e arrivare a 64 trilioni nel 2030 (un terzo dell’economia globale).
Ma abbiamo citato anche l’e-commerce. Stando al Rapporto 2021 di Ecommerce Europe ed EuroCommerce3, nel 2020 il totale dell’e-commerce europeo è cresciuto a 757 miliardi di euro, con un aumento del 10% rispetto ai 690 miliardi del 2019. D’altro canto, il 2020 è stato il primo anno segnato dalla pandemia di Covid-19 e dal conseguente ruolo che l’e-commerce ha avuto per famiglie e imprese: in crescita tutte le voci di acquisto, con la sola – comprensibile – eccezione di viaggi e turismo. Ma i cambiamenti apportati dalla pandemia nelle abitudini di acquisto dei consumatori non sono stati una parentesi: i primi dati sul 2021 confermano la preferenza per questo modo di fare acquisti. E d’altra parte i dati, altrove nel mondo, seguono la medesima tendenza.

Quindi, ricapitolando: cresce pressoché ovunque – ma soprattutto nelle aree emergenti – la classe media, con il suo sempre più interessante potere d’acquisto; ma pare proprio che sempre di più lo eserciterà online. E i beni comprati su internet hanno bisogno di qualcuno che li prelevi dal punto di produzione per recapitarli al punto di destinazione. In altre parole: ci sarà ancor più bisogno di qualcuno che riesca a garantire il trasferimento di merci e prodotti da un angolo all’altro del pianeta. Ecco perché, comunque vada, non si potrà prescindere dalla logistica.

In conclusione: la logistica resta uno dei grandi temi d’investimento


1 https://www.blackrock.com/corporate/investor-relations/larry-fink-chairmans-letter
2 https://www.assolombarda.it/media/comunicati-stampa/conflitto-russia-ucraina-crescono-le-tensioni-sulla-logistica-il-51-delle-imprese-manifatturiere-del-nord-ovest-subisce-ostacoli-alle-esportazioni
3 https://ecommerce-europe.eu/wp-content/uploads/2021/09/2021-European-E-commerce-Report-LIGHT-VERSION.pdf

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