Cos’è la Grande Frammentazione attesa nel 2024?

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IN BREVE

  • Il 2024 sarà caratterizzato da quella che gli esperti definiscono “la grande frammentazione”.
  • Che sia la fine del villaggio globale o no, quel che è certo è che cambiano i rapporti di forza.
  • In un simile contesto, per investire serve una strategia chiara e un metodo rigoroso.

Il mondo come lo conosciamo oggi, profondamente interconnesso sotto diversi punti di vista, conoscerà un rallentamento nei prossimi anni? Chi può dirlo, neanche gli storici o gli analisti, perché se è vero che la storia spesso sembra ripetersi, è anche vero che non lo fa con le stesse identiche caratteristiche. Una cosa è certa: stiamo vivendo un ritorno ai nazionalismi, il che non è per forza un male.

Insomma, il mondo cambia e in questo momento ne siamo i protagonisti, tanto che uno dei temi dominanti del 2024 potrebbe essere la “grande frammentazione” dell’ordine mondiale: un massiccio riallineamento nei rapporti di forza che, come se non bastasse, si innesta su sfide globali come il cambiamento climatico, l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale e l’invecchiamento della popolazione.
Questa trasformazione, come ogni cambiamento, aprirà interessanti opportunità di investimento, a patto di saper riallineare la propria strategia al nuovo contesto.

Regola numero uno: monitorare il cambiamento

Negli ultimi anni sono emerse nuove crisi che sono andate a rafforzare le tendenze disgregatrici in parte già in atto: dalla pandemia di Covid all’invasione della Russia in Ucraina fino al conflitto in Medio Oriente e alla più recente deviazione delle rotte marittime dovuta alla crisi del Mar Rosso, solo per citare gli esempi più lampanti.
Tutto questo, come si legge in un recente rapporto diffuso dall’Ispi1, ha già dispiegato i primi effetti sul piano economico: le politiche industriali si stanno facendo via via più difensive e il commercio internazionale si è progressivamente diviso in blocchi, complice anche il costante aumento delle restrizioni agli scambi globali: stando ai dati di Global Trade Alert e del Fondo Monetario Internazionale, le nuove restrizioni imposte ogni anno sono passate da circa 300 nel 2010 a poco meno di 3.000 nel 2022.
Che le relazioni commerciali stiano attraversando una fase di cambiamento appare chiaro dando un’occhiata a questi pochi dati, riassunti in un interessante report pubblicato da McKinsey e intitolato “Geopolitics and the geometry of global trade”2:

• Nel 2023, il Messico è diventato il più grande partner commerciale degli Stati Uniti.
• Gli scambi del Vietnam con la Cina e gli Stati Uniti hanno registrato un'impennata.
• Le importazioni di energia delle economie europee si sono spostate drasticamente dalla Russia verso altri partner commerciali.
• Le importazioni di alcuni prodotti dalla Cina, come i veicoli elettrici, sono aumentate sensibilmente.

Aggiungiamo a tutto questo la competizione sempre più agguerrita sulle materie prime critiche e sulle nuove tecnologie (prima tra tutte l’Intelligenza Artificiale) e, ciliegina sulla torta, le grandi elezioni politiche in agenda nel 2024, e il quadro è completo. O meglio, estremamente frammentato.
I rapporti di forza stanno cambiando, andando a comporre – per usare la definizione di McKinsey – una nuova “geometria del commercio globale”. L’esempio per eccellenza è il gas naturale dopo l’avvio del conflitto Russia-Ucraina.

Regola numero due: rimanere aperti a ogni ipotesi

McKinsey ipotizza due possibili scenari futuri per il commercio globale.

• Il primo vede una sostanziale deglobalizzazione, con la creazione di blocchi tra partner più allineati dal punto di vista geopolitico: in pratica, una continuazione della tendenza osservata negli ultimi mesi, con una progressiva riduzione della distanza geopolitica nel commercio globale - per esempio, il calo degli scambi tra Stati Uniti e Cina o la rapida riduzione del commercio tra UE e Russia.
• Il secondo scenario, invece, prevede una maggiore diversificazione delle relazioni commerciali, in modo che nessuna economia sia davvero dipendente da un’altra per i prodotti che importa.

Entrambi gli scenari sono il frutto di una frammentazione dell’ordine mondiale, ma con conseguenze diverse:

nel primo caso si ridurrebbe il rischio geopolitico ma aumenterebbe la concentrazione degli scambi;
nel secondo, potrebbe migliorare la resistenza ad alcuni shock, ma si manterrebbero i legami tra partner commerciali geopoliticamente diversi.

Regola numero tre: non dimenticare l’inflazione (e la Cina)

La “grande frammentazione” di cui abbiamo parlato ha radici profonde e la geopolitica è solo uno dei fattori alla base di questa tendenza. Pensiamo per esempio all’inflazione, che si è mossa in direzioni opposte nelle diverse aree del globo: mentre nel mondo occidentale (leggi Europa e Stati Uniti), i prezzi si sono mantenuti su livelli decisamente elevati per tutto il 2023, in Asia la situazione è stata molto diversa – il caso estremo è la Cina, dove lo scorso anno si sono susseguiti segnali di deflazione (-0,3% su mese i prezzi al consumo a dicembre, +0,1% il dato congiunturale).

Proprio la deflazione, nota Ispi, insieme al deprezzamento del Renminbi, alla politica industriale e all’innovazione, sta rendendo la Cina più competitiva. E la possibile ascesa del Dragone come potenza industriale di primo piano “potrebbe creare ulteriori ondate di frammentazione del commercio, visto che è molto probabile che i Paesi si difenderanno da un’ondata di prodotti cinesi ricorrendo al protezionismo”.
Insomma, la catena di approvvigionamento globale si sta riorganizzando, anche se per motivi diversi e a velocità diverse a seconda delle situazioni.

L’impatto sugli investimenti

Un cambiamento degli equilibri economici globali potrebbe aprire opportunità interessanti per chi investe, facendo emergere nuovi temi. Per esempio, un mondo più diviso potrebbe comportare un maggiore investimento da parte dei governi nella regolamentazione e nella sicurezza.
Quello che ogni investitore dovrebbe sempre tenere a mente, comunque, è che l’assenza di una strategia si paga. A maggior ragione in uno scenario instabile come quello appena descritto, è di fondamentale importanza porsi degli obiettivi e seguirli, guardando alle tendenze di lungo periodo. E diversificare gli investimenti in modo adeguato: a livello geografico, ma anche dal punto di vista delle asset class e delle scadenze. Insomma, mai più senza un’adeguata pianificazione finanziaria.


1https://www.ispionline.it/wp-content/uploads/2024/01/ISPI-DOSSIER-FINALWEB-il-mondo-nel-2024.pdf
2https://www.mckinsey.com/mgi/our-research/geopolitics-and-the-geometry-of-global-trade?stcr=DA3559BD665749AB87CC1B57384B457F&cid=other-eml-alt-mip-mck&hlkid=f0735579d08647c6a9277895d3502de2&hctky=9656785&hdpid=f8759d2a-68b1-4b8c-add6-7112bb2d96fe

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