Cina e USA: perché il buon investitore guarda oltre gli attriti

Contenuto elaborato da Financialounge per Fineco Bank

Nell’anno della pandemia, l’investitore che guarda a lungo termine e che ha scelto America e Cina ha fatto una scelta che si è mostrata pagante. Due grandi sistemi finanziari necessariamente sempre più integrati, anche al di là delle relazioni diplomatiche non sempre semplici.

Da oltre un secolo a questa parte, e soprattutto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il mercato finanziario degli Stati Uniti d’America ha rappresentato la stella polare per gli investitori di tutto il mondo, che hanno guardato a Wall Street per ispirazione e direzione nelle proprie scelte di portafoglio, soprattutto in campo azionario. Una situazione sintetizzata dal vecchio detto secondo cui ‘se Wall Street starnutisce, il resto del mondo si prende un bel raffreddore’, se non peggio. E viceversa. Ora, l’emergere della Cina come seconda (per ora) superpotenza economica globale e come grande rivale degli Stati Uniti soprattutto in campo tecnologico sta cambiando le regole del gioco. Si parla molto di America e Cina come due grandi portaerei in rotta di collisione, anche per la guerra dei dazi che ha imperversato dal 2017, e meno del fatto che invece i legami tra i mercati finanziari dei due colossi sono destinare a diventare sempre più profondi e intrecciati, nonostante il conflitto commerciale e relazioni diplomatiche abbastanza burrascose.

Manovre di avvicinamento
È una tesi che circola sempre di più nelle discussioni finanziarie internazionali, suffragata anche dal fatto che per tutto il mese di ottobre, nonostante le elezioni americane imminenti, si sono intensificati gli incontri, di cui uno molto importante a porte chiuse il 16 ottobre, tra alti esponenti della finanza cinese e i big delle grandi banche di Wall Street, con l’obiettivo di approfondire la conoscenza reciproca e rafforzare la collaborazione in campo finanziario. Tra gli argomenti oggetto di discussione, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, la possibilità di ingresso sul mercato cinese di fondi di investimento e di consolidamento delle attività di brokeraggio già insediate in Cina dalle grandi firme di Wall Street.

Azionario più aperto all’estero
Oggi il controvalore delle azioni cinesi detenute da investitori esteri ha raggiunto i 410 miliardi di dollari, secondo dati a fine settembre della People’s Bank of China, con un aumento di quasi 150 miliardi rispetto a un anno prima, grazie alla forza di attrazione esercitata dalla robusta ripresa economica dopo la pandemia del COVID-19. Da fine 2019 l’indice delle blue chip cinesi CSI300 ha guadagnato oltre il 16%, contro un +4.3% dell’indice di Wall Street S&P 500, che pure ha fatto molto meglio dei mercati azionari degli altri paesi sviluppati. Per l’investitore globale che guarda al lungo termine la lezione di questi dati è che nell’anno colpito dalla pandemia è stata una scelta vincente sia fidarsi del grande mercato azionario americano, ma sia anche dare fiducia al nascente mercato dei titoli cinesi che si sta aprendo all’esterno, soprattutto con le azioni di ‘classe A’ quotate alle Borse di Shanghai e Shenzhen e denominate in yuan, a differenza delle azioni di ‘classe B’ denominate in dollari e già diffuse nei portafogli internazionali.

Uno yuan in salute, rendimenti più elevati di quelli che si possono trovare sui mercati sviluppati dove dominano i tassi zero o sottozero, e la crescente inclusione negli indici globali stanno rendendo interessanti anche i titoli di Stato cinesi, come mostrano i quasi 500 miliardi di dollari investiti dall’estero sul mercato obbligazionario cinese. Il mercato finanziario americano resta di gran lunga il più grande e liquido del mondo, quello cinese sta costruendo le credenziali per diventare una meta obbligata per l’investitore globale che guarda al lungo termine. Sicuramente la competizione tra le due economie per il primato tecnologico e commerciale globale resterà serrata, ma entrambi i colossi hanno un interesse comune nello sviluppo di relazioni finanziarie solide e soprattutto efficienti. Il miglior alleato dell’investitore globale, in questo scenario, sembra essere la classe media cinese, che dispone di sempre più reddito da spendere in consumi, sostenendo l’economia, e da destinare a investimenti, diretti soprattutto sulle Borse locali.

La tecnologia Usa non è più solo ‘un settore’
Le opportunità offerte dal mercato americano sono ovviamente molto più note ed esplorate dall’investitore che guarda al lungo termine, e che può contare su un settore tecnologico che è sempre meno ‘un settore’ e sempre più un fenomeno pervasivo fatto di digitalizzazione, automazione, intelligenza artificiale e big data che taglia ormai trasversalmente qualsiasi attività produttiva, dall’agricoltura all’industria aerospaziale fino sicuramente alla finanza. Stati Uniti e Cina sono i due mercati finanziari a cui guardare per l’investitore in cerca di un ritorno appagante nel lungo periodo, indipendentemente dagli sviluppi politici e geopolitici.

Cogliere le opportunità globali
Per muoversi con destrezza in uno scenario finanziario globale sempre più complesso, articolato e per molti aspetti estremamente correlato, è necessaria una professionalità altrettanto strutturata. E se è da molto, ormai, che è chiaro sia finito il tempo del “fai da te”, per ricercare opportunità di guadagno aggirandosi tra miriadi di strumenti finanziari senza perdere la bussola della diversificazione e del controllo del rischio è fondamentale la tecnologia. Solo veri esperti, professionisti del settore, supportati da tecnologie e strutture adeguate possono offrire all’investitore un servizio di consulenza finanziaria all’altezza di questa nuova complessità, aiutandolo così anche ad uscire dalle secche dei mercati a tasso zero.