I redditi dei giovani ricominciano a salire

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IN BREVE

  • A inizio secolo i guadagni degli under 35 erano simili a quelli dei più anziani, ma nel tempo il divario si allargato.
  • Recentemente c’è stata un’inversione di tendenza, e i consumi delle giovani coppie sono cresciute anche grazie all’aumento occupazionale.
  • Sono più istruiti, più consapevoli e più propensi al rischio.

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Sì, è vero, i giovani sono stati, dal 2000 in poi, i grandi perdenti della guerra contro la bassa crescita, la stagnazione e le recessioni che hanno caratterizzato l’economia italiana. Il reddito di chi ha meno di 35 anni è salito meno di quello di chi appartiene alle altre fasce di età e in alcuni momenti è addirittura sceso. Di conseguenza il nostro Paese è tra quelli in cui i ragazzi vivono più a lungo in casa con i genitori.

Ma tutto questo non significa che chi ha meno di 35 anni non possa pensare al proprio futuro investendo. Anzi, le ragioni per le quali dovrebbero essere loro, più degli altri, a farlo, sono infinitamente più numerose di quelle di altre generazioni e una di queste è che siccome le risorse sono scarse non possono esser sprecate magari infilandole sotto il materasso come facevano i nonni e molti genitori boomer. E aggiungiamo anche una buona notizia: dati alla mano possiamo forse esprimere un po’ di ottimismo, il futuro dei giovani potrebbe essere oggi un po’ meno offuscato di 10 o 20 anni fa. Vediamo perché.

I redditi dei più giovani, storia, non definitiva, di un declino

Andiamo con ordine. Come si vede nel nostro grafico il reddito mediano dei nuclei familiari in cui il percettore principale ha meno di 35 anni è salito molto poco nei 18 anni esaminati dall’Istat, dal 2003 al 2021, ovvero solo del 3,19%: da 23.584 a 24.336 euro, quindi molto meno dell’inflazione. Nel frattempo i redditi delle famiglie dei 35-44enni tra 2003 e 2021 sono cresciuti del 16,29%, quelle dei 45-54enni dell’8,21%, mentre quelli dei 55-64enni sono saliti del 32,6% soprattutto perché al loro interno si sono concentrati molti lavoratori a fine carriera con i salari maggiori. Se nel 2011 i loro redditi erano di meno di mille euro più alti di quelli degli under 35, nel 2021 il gap è diventato di ben 8.151 euro. L’aumento maggiore, però, è stato quello dei nuclei in cui il percettore principale è chi ha 65 anni o più: le loro entrate annuali, pur rimanendo basse (nella grande maggioranza dei casi si tratta di pensionati) sono salite di ben il 58,31%.

Ma, ecco la novità, a partire dal 2018, quando i redditi dei più giovani hanno toccato un minimo, il trend si è invertito e gli stipendi sono cresciuti come e più di quelli delle altre fasce di età, salendo, anzi, fino al 2021 di poco meno del 7%, più della media.

I consumi delle giovani coppie crescono più degli altri

Un riflesso di questi dati lo si trova nei consumi medi familiari. La spesa degli under 35 che vivono in coppia (ma ancora senza figli) ha visto un incremento significativo, al punto che nel 2022 è stata dell’8% più alta della media, mentre in passato era stata simile o persino inferiore a quella della famiglia media. Significa che negli ultimi anni i trentenni, cioè coloro che hanno cominciato a formare nuclei familiari, hanno avuto più risorse da spendere.

Certamente c’entra il grande aumento occupazionale, che per la prima volta da decenni ha interessato molto di più i giovani rispetto alle altre fasce di età: se tra il 2018 e il 2023 il tasso di occupazione degli italiani tra 15 e 64 anni è cresciuto di tre punti (dal 58,5% al 61,5%) quello di chi ha tra i 18 e i 29 anni è aumentato di ben il 5,1% (dal 37,9% al 43%), mentre per il segmento dei 25-34enni addirittura del 6,2% (da 61,9% al 68,1%). L’aumento occupazionale, tra l’altro, ha interessato in particolare le donne, ecco perché la crescita dei consumi delle giovani coppie: è sempre più frequente che siano in due a lavorare.

Più giovani con uno stipendio, quindi. Che però viene quasi tutto speso e, siccome i risparmi non sono abbondanti, devono essere gestiti in modo ancora più oculato di quanto abbiano fatto i genitori.

Risparmiatori e investitori più istruiti e consapevoli

Ma i giovani questo lo sanno, dato che gli under 35 sono più istruiti dei loro genitori e più di loro conoscono le dinamiche dell’economia. Nel 2022 i 30-34enni con un titolo universitario erano il 27,4%, ancora pochi, vero, ma molti più dell’8,6% del 1992, trent’anni, cioè una generazione, prima. E sanno che 10mila euro messi sotto il materasso nel 2013 sono diventati, in termini reali, 8.150 euro dieci anni dopo, mentre gli stessi 10mila investiti, per esempio, nel MSCI WORLD (l’indice che comprende i maggiori 1.600 titoli mondiali) si sono trasformati in un capitale di 19.079 euro a fine 2023. In sostanza coloro che sono stati fermi hanno ridotto il proprio patrimonio e ora si ritrovano con un capitale che è molto meno della metà di quello che avrebbero in mano investendo nell’economia mondiale. Provate a immaginare di mettere da parte anche una minima somma al mese per ogni anno per 10 anni e il gioco è fatto.

Ma, soprattutto, i giovani laureati lavorano molto di più: il tasso di occupazione dei 25-34enni laureati è salito di ben il 6,4% tra il 2018 e il 2023 nonostante in partenza fosse già più alto della media, arrivando al 74%, mentre quello complessivo è cresciuto, come si è detto, del 3%.

È probabilmente anche per la maggiore istruzione che secondo il rapporto Edufin di Doxa del 2023 coloro che hanno tra 18 e 34 anni hanno anche una maggiore propensione al rischio, di 4,84, contro i 3,40 (su una scala da 1 a 10) del segmento degli over 65. E poi, in definitiva, è l’età stessa a spingere i giovani a guardare al futuro con maggiore attenzione, sempre secondo Doxa solo il 14% dei 18-34enni non ha obiettivi finanziari di medio-lungo periodo, contro il 27,1% medio. Del resto, qual è il maggiore asset dei giovani, se non il loro futuro?